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"500 Rinascimento"  2008

500 Rinascimento nasce dalla selezione di uve di Marzemino  Bresciano, seguendo i dettami clonali indicati dal Gallo e lavorate nei vigneti piantati sugli stessi campi in cui l’illustre agronomo ha fatto le proprie sperimentazioni.

​Un percorso impegnativo che si e‘concretizzato seguendo dettagliatamente le antiche tecniche di coltivazione della vite e vinificazione in cantina.

Oggi, il risultato, e’ la possibilità  di poter degustare esattamente il vino della nobilta’ rinascimentale, realizzato per Papa Paolo III Farnese apprezzato dalle Dinastie Reali e dalle piu’ importanti famiglie del XVI secolo. “Un vino rosso, limpido, delicato e non dolce ma gradevolmente profumato, in una parola cortese”.
La bottiglia e’realizzata in vetro siliceo ossidato, etichetta in Argento, chiusure in Cera Lacca e corde in Canapa.



Marzemino Bresciano                                 

Secondo metodi originali XVI sec.           
Grande botte di castagno e rovere           

realizzata come in uso all'epoca
10 mesi più 3 in bottiglia                              
Vino da meditazione, si assapora in        

grandi occasioni in abbinamento a ​

dessert raffinati e formaggi nobili
18°- 20°C                                                 

Poncarale                                                
Origine Morenica                                   
Calcareo Argilloso
2000 bottiglie circa                               
13 Gradi                                                   

​Uve​​​​​

Vinificazione

Maturazione


Affinamento
Abbinamenti

Temperatura ottimale
Vigneti di origine

Tipologia del tereno
Produzione Annua
Gradazione

“500 Rinascimento” il vino di Agostino Gallo

Dopo quasi mezzo millennio rinasce il vino prodotto da Agostino Gallo nel XVI secolo, destinato ai Nobili e a Papa Paolo III Farnese, grazie alla dedizione dell’azienda agricola Torreggiani e ai ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia e del Centro vitivinicolo provinciale. Un prodotto unico e straordinariamente lussuoso. Le classi aristocratiche e dominanti, da sempre amanti dello sfarzo e dell’esclusività, nei tempi passati hanno avuto sulle proprie tavole un vino elitario. La ricerca è stata seguita con meticolosità, nei minimi particolari. La vendemmia cosi come le fasi di vinificazione sono esattamente come allora. E proprio la vendemmia storica si è tiene a Borgo di Poncarale, nella villa originale che fu di Agostino Gallo. Una quarantina di figuranti ha ripercorrono esattamente tutte le fasi, dalla raccolta con cesti di paglia e falcetti, al trasporto dell’uva, su carri a ruote in legno trainati da buoi. La pigiatura si tiene sull’aia di Palazzo Gallo, dove sono poste tine e tinacci, ricostruiti secondo le indicazioni dell’illustre agronomo. Fedeli all’epoca anche nell’allestimento della villa, con una divisione tra nobili e plebe, sino all’allestimento delle tavole ed al cibo, rigorosamente secondo le ricette della cucina bresciana dell’epoca. Questo vino, oggi battezzato "500 Rinascimento", è il risultato di una ricerca svolta a livello agronomico, enologico e storico da ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia, del Centro Vitivinicolo Provinciale e dall'Azienda Vitivinicola Torreggiani. Un progetto reso possibile grazie alla famiglia Torreggiani che ha finanziato e messo a disposizione mezzi e terreni. Lo studio è stato realizzato seguendo le indicazioni di Agostino Gallo (nato a Brescia nel 1499, morto nel 1570), il più insigne agronomo della Rinascenza italiana, uno dei protagonisti dell'agronomia cinquecentesca, il moto di rinnovamento degli studi agrari, dai tempi dei Romani. Agostino Gallo, che viveva ed operava a Borgo di Poncarale e sulla collina del Montenetto, pubblica nel 1564, “Le giornate della vera agricoltura e piaceri della villa”, che in una prima stampa sono X, più tardi XIII, con la terza ristampa infine diventano XX. Un percorso impegnativo che si è concretizzato seguendo piantando le selezioni di uve indicate dal Gallo e lavorate nei vigneti piantati sugli stessi campi in cui l’illustre agronomo ha fatto le proprie sperimentazioni. La ricerca è stata avviata dal centro Vitivinicolo di Brescia circa 20 anni fa, selezionando biotipi di uve Marzemino della provincia di Brescia e del Montenetto. L’obiettivo dell’analisi era quello di riscoprire e recuperare le varietà antiche. Dalle molteplici selezioni realizzate, si è scelto quel Marzemino che, seguendo le indicazioni e descrizioni del Gallo, dovevano essere riconducile alla zona. Un lungo lavoro per poter rifare i vini dell’epoca di Agostino Gallo. Da questo studio agronomico, si è poi inserita un’analisi enologica storica, cercando di ricostruire una piccola vendemmia in originale, per poi procedere all’applicazione delle varie tecniche di vinificazione applicate nel passato. Ciò in considerazione del fatto che la valorizzazione di un vitigno autoctono va sviluppato anche nella vinificazione tradizionale. Si considera, infatti, troppo banale realizzare una vinificazione moderna che stravolge le caratteristiche dell’uva e conseguentemente anche del vino. In passato, infatti, il trattamento delle uve era completamente diverso, andando a generare profumi e sapori differenti rispetto agli attuali. I ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia si sono occupati dello studio del contesto storico di questo progetto, approfondendo la complessità degli elementi. Particolare attenzione è stata dedicato, oltre all’analisi sociale ed economica del periodo, anche alla riscoperta e ricostruzione delle attrezzature utilizzate all’epoca e delle tipologie di bottiglie impiegate. Nel caso dei doni ai massimi esponenti del clero e dell’alta aristocrazia, si privilegiava una bottiglia in vetro nero soffiato a bocca, estremamente spesso e pensate, con etichetta in argento, finiture in cera lacca e ornamenti vari. Il risultato, è la possibilità di poter degustare esattamente il vino della nobiltà rinascimentale, apprezzato dai Papi, dalle Dinastie Reali e dalle più importati famiglie del XVI secolo. “Un vino rosso, limpido, delicato e non dolce ma gradevolmente profumato, in una parola cortese”.​

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